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Clamidia: cos’è e come si cura

Articolo aggiornato il 25/06/2022

La clamidia è un’infezione batterica, comune soprattutto tra gli adolescenti e i giovani adulti. È provocata da un batterio chiamato Chlamydia trachomatis, da cui deriva appunto il nome della malattia. Il grande problema della clamidia è che produce sintomi abbastanza vaghi e sfumati. I sintomi della malattia, quindi, non sono sempre riconoscibili dalle persone, oppure vengono confusi per disturbi di altro genere. Per questo motivo, la clamidia è definita una malattia “silenziosa”. Nonostante questo, comunque, la clamidia non va assolutamente presa alla leggera. Infatti, come vedremo meglio in seguito, nella donna, la clamidia provoca un’infiammazione della cervice, che può avere serie conseguenze per l’apparato riproduttivo sfociando nella cosiddetta malattia infiammatoria pelvica (PID). Negli uomini, invece, la clamidia può provocare uno stato infiammatorio dell’area genitale, con il rischio che l’infezione si estenda ad altri organi.

I sintomi della clamidia compaiono da una a tre settimane dopo il contagio. Questa finestra di tempo è pericolosa, perché in questa fase si può trasmettere la malattia ad altri senza esserne consapevoli. Nelle donne, il batterio infetta l’uretra e la cervice uterina, nota anche come collo dell’utero, che si inserisce verso il basso in vagina. Tale infezione causa bruciori e prurito intimi, perdite vaginali di colore bianco-giallastro e una fastidiosa sensazione di irritazione. Se trascurata, in alcune donne la clamidia può causare dolori al basso ventre e alla schiena, nausea, febbre e perdite di sangue anche al di fuori del ciclo mestruale. Negli uomini, la clamidia può dar luogo a uretriti e bruciore e secrezioni dall’uretra con sensazione di irritazione e prurito alle parti intime. Raramente, si hanno infiammazione, ingrossamento e dolore ai testicoli. Se la clamidia è trasmessa attraverso un rapporto anale, può infettare il retto e provocare dolore, perdite e sanguinamenti. Il contagio durante il parto, da madre a neonato, invece, può determinare polmonite e gravi infezioni agli occhi e alle orecchie.

Per quanto riguarda le complicanze, nella parte introduttiva abbiamo visto come – nonostante le manifestazioni della clamidia siano spesso lievi – le conseguenze a carico dell’apparato riproduttivo possono essere molto gravi. Nella donna, se non trattata, l’infezione può diffondersi all’utero, risalendo verso le tube di Falloppio, fino a raggiungere le ovaie. In tal senso, la conseguenza più seria e temibile è la cosiddetta malattia infiammatoria pelvica; questa patologia si accompagna infatti a dolore pelvico cronico e aumenta il rischio di aborti e gravidanze extrauterine, fino a causare sterilità per occlusione tubarica. Quando invece le complicanze della clamidia colpiscono l’uomo, possono insorgere infezioni dell’epididimo, che è un tubicino con numerose circonvoluzioni situato nello scroto; all’interno dell’epididimo gli spermatozoi maturano e vengono immagazzinati prima dell’eiaculazione. Inoltre, a causa di una clamidia trascurata possono subentrare un danno ai testicoli e infezioni alla prostata.

Se si sospetta un contagio da clamidia è bene rivolgersi al più presto ad un medico, anche quando i sintomi non sono presenti. L’infezione viene tradizionalmente diagnosticata attraverso esami colturali, cioè facendo replicare in laboratorio i batteri presenti in un campione di secrezioni infette. Tecniche più moderne includono reazioni di immunofluorescenza e saggi immunoenzimatici. Tutti questi esami possono essere effettuati su campioni di urina o tamponi cervicali, uretrali, vaginali, rettali, congiuntivali e orali. Inoltre, per accelerare la diagnosi e il conseguente trattamento, sono oggi disponibili alcuni test che consentono di ottenere risultati in brevissimo tempo. Un esempio è la ricerca del DNA specifico per la clamidia, tramite tecniche di amplificazione degli acidi nucleici. Infine, un prelievo di sangue permette di verificare una pregressa infezione, ricercando la presenza di immunoglobuline anti-clamidia.

Data la natura batterica dell’infezione, la clamidia viene trattata con antibiotici.

Vista la difficoltà nel riconoscere i sintomi, una raccomandazione importante per tutte le donne sessualmente attive è quella di effettuare un controllo annuale dal ginecologo. Inoltre, ricordiamo l’importanza dell’uso del profilattico, che riduce il rischio di contrarre la clamidia ed altre malattie a trasmissione sessuale.

Come prevenire la clamidia?

La prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse si ottiene praticando una corretta vita sessuale (igiene durante e dopo i rapporti, utilizzo del preservativo, attenzione alla scelta dei partners sessuali). Nelle malattie a trasmissione sessuale il preservativo non è sempre sufficiente a proteggere completamente dalle malattie, ma è il mezzo più efficace per ridurre il rischio di infezione.

Diagnosi

La diagnosi della patologia a volte è semplice e rapida. Generalmente si esegue mediante:

  • Un tampone vaginale e cervicale, nel caso delle donne, uretrale o anale nel caso di entrambi i sessi.
  • Un test colturale delle urine, per uomo e donna, per individuare la presenza del batterio.

A volte la diagnosi è più difficile e si attua solo attraverso la laparoscopia, esame endoscopico che si effettua introducendo uno strumento ottico, collegato a una telecamera, in addome. La laparoscopia permette l’individuazione delle aderenze formatesi a carico degli organi pelvici e delle alterazione delle tube e delle ovaie a seguito del processo infiammatorio acuto o cronico.

Trattamenti

La Clamidia si cura con antibiotici mirati. Sono necessarie, mediamente, due settimane di cura durante le quali si assume l’antibiotico prescritto dallo specialista. L’antibiotico è in grado di debellare l’infezione, ma non di eliminare i danni d’organo creati dal microorganismo.

Complicanze

Nelle donne può provocare danni permanenti all’apparato riproduttivo. Un’infezione non trattata può diffondersi all’utero e alle tube di Falloppio causando una Malattia Infiammatoria Pelvica (MIP) con conseguenti dolori al basso ventre, infertilità, possibili gravidanze extrauterine
Nell’uomo le conseguenze sono più rare: a volte l’infezione può raggiungere i testicoli causando infiammazione (con dolore, febbre) e, più raramente, infertilità. Il ruolo della Clamidia come causa di prostatite è ancora controverso ma certamente un legame esiste.
Per entrambi si può avere una congiuntivite provocata inconsapevolmente dallo stesso paziente che trasporta il batterio con le mani non lavate dai genitali all’occhio. Molto raramente (meno dell’1% dei casi) può esserci una complicanza chiamata Sindrome di Reiter caratterizzata da disturbi genitali, infiammazione di un’articolazione e congiuntivite insieme.

Cosa succede in gravidanza?

La madre può trasmettere l’infezione al neonato al momento del parto. Il bambino potrà sviluppare in seguito una infezione agli occhi e ai polmoni.

Clamidia ed HIV

Le persone con Chlmydia rischiano 6 volte di più di essere contagiate dall’infezione da HIV durante un rapporto non protetto con una persona sieropositiva.

Che fare con il/i partner?

Tutti i partner con i quali si sono avuti rapporti nei tre mesi precedenti andrebbero avvisati e indirizzati ad uno specialista per un’indagine clinica e trattamento. E’ necessario astenersi dai rapporti sessuali sino alla fine della terapia per evitare una re-infezione. La cura va fatta in coppia.

Prevenzione

Oltre alle regole generali di prevenzione attraverso il sesso sicuro, ricorda che l’uso del profilattico è efficace nel prevenire l’infezione. E’ fortemente raccomandato eseguire annualmente un test per Clamidia nelle donne al di sotto dei 25 anni e, più in generale, ogni qualvolta si abbiano rapporti senza preservativo con un nuovo partner.

 

 



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