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Bias cognitivo: cos’è ed esempi

Articolo aggiornato il 14/03/2023

Che cos’è il bias cognitivo?

Wikipedia descrive i bias cognitivi come ‘giudizi (o pregiudizi) che non corrispondono necessariamente alla realtà, sviluppati sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro e che portano dunque ad un errore di valutazione o mancanza di oggettività di giudizio.’

Quindi il bias cognitivo è creare la propria realtà in modo soggettivo, non sempre corrispondente con l’evidenza e con mancata oggettività. E’ un modo utilizzato spesso nella vita di tutti i giorni per prendere decisioni senza tanta fatica ed in fretta. In quel momento è come se il cervello dell’individuo distorcesse la realtà.

L’origine del termine ‘Bias’ non è ancora molto chiaro, sembrerebbe derivare dal francese tradotto ‘obliquo’ o ‘inclinato’ ma che prima ancora ha origine dal latino e dal greco.

Inizialmente il termine veniva utilizzato nel gioco di bocce per indicare tiri storti e a partire dalla meta del 1500 il termine è tradotto definitivamente come ‘inclinazione’, ‘predisposizione’ o ‘pregiudizio’.

Esempi

Se nella vita di tutti i giorni ti capita spesso di sentirti il peggior nemico di te stesso allora sei un grande amico dei bias cognitivi.

Se ti reputi una persona intelligente ed una persona in grado di riconoscere e distinguere cosa è giusto da cosa è sbagliato perché ti ritrovi spesso a prendere decisioni sbagliate o stupide come se la tua mente si bloccasse? La risposta è che in quei momenti hai affrontato quelli che sono i bias cognitivi.

Ma quanti tipi di bias esistono? Non ne abbiamo un numero preciso ma sappiamo che ne esistono centinaia. Ecco alcuni di questi, con i quali abbiamo a che vedere nella vita di tutti i giorni.

Bias di conferma

Il bias di conferma è quell’errore cognitivo che ci porta a dare credibilità, al raggiungimento di nuove informazioni, solamente a ciò che conferma le nostre ipotesi iniziali sminuendo quindi tutto ciò che ci contraddice.

Nel 1920 questo bias è già stato descritto da Francesco Bacone con queste parole:

Si tratta di un peculiare e ripetitivo errore del capire umano di propendere maggiormente e con più enfasi nei confronti delle affermazioni più che delle negazioni.

Bias di ancoraggio

Il bias di ancoraggio descrive le situazioni in cui ci si trova a prendere decisioni basandosi solamente sulle prime informazioni trovate e proprio queste informazioni rappresentano la cosiddetta ancora.

Il pensiero quindi si muoverà affidandosi a quel punto di ancoraggio cercando di far aderire in tutti i modi le altre informazioni giustificandole e facendo in modo di farle risultare coerenti con le prime a tutti i costi.

Bias della negatività

Il bias della negatività è il bias oscuro, è quel pensiero che ci porta a vedere tutto negativo. Ma perché vediamo tutto negativo? Basta pensare al legame che ci lega ai nostri antenati, i quali, nel periodo delle caverne e delle savane, non avevano affatto tempo e modo di vedere il ‘positivo’ nelle cose, poiché il loro unico pensiero era la sopravvivenza. La nostra mente è così che si è evoluta.

Ad oggi però, nonostante i pericoli siano diminuiti abbiamo comunque questo divario tra il modo in cui pensiamo ed il modo in cui viviamo ed è proprio per questo motivo che subiamo valanghe di stress, tendiamo sempre a focalizzarci sul pensiero negativo e così quotidianamente ci confrontiamo con il bias della negatività.

Bias del presente

Nel bias del presente si tende a prendere decisioni affinché si ottengano gratificazioni subito, nell’immediato. Situazioni dove ci confrontiamo spesso con il bias del presente sono le situazioni riguardanti il denaro e l’alimentazione.

La maggior parte di noi approfitta sempre degli sconti del momento non pensando affatto alle spese più importanti che si dovranno affrontare nel futuro.

In uno studio del 1998 il 74% dei partecipanti quando doveva decidere cosa mangiare la settimana successiva sceglieva la frutta ,mentre quando doveva decidere cosa mangiare all’instante il 70% sceglieva il cioccolato!

Bias di omissione

Ritov e Barion nel 1990 durante uno studio sono giunti alla conclusione che il Bias di omissione consiste nella tendenza a prendere decisioni che comportano l’omissione e non l’azione, anche se questo comporta esporsi a rischi importanti.

Ritov e Baron durante il loro studio hanno posto degli individui di fronte ad un contesto di epidemia per bambini dove dovevano scegliere, prendendo il ruolo di genitori, se vaccinare (azione) i loro figli, oppure no consapevoli del fatto che il rischio di morte era più alto. Molti di loro decisero di non ricorrere alla vaccinazione e gli autori hanno dato questa spiegazione:

La paura di commettere una scelta errata, porterebbe i soggetti ad assumere una posizione passiva in modo da sperimentare un rimpianto minore qualora l’esito fosse la morte del bambino.

Bias del pavone

Al giorno d’oggi, ritroviamo il bias del pavone nell’uso che facciamo di internet e dei social network. Il bias del pavone ci spinge, infatti, ad usare questi strumenti per condividere maggiormente i nostri successi, e poco o niente i nostri fallimenti o le nostre sconfitte subite.

Questo è l’uso che la maggior parte delle persone fa dei social network con l’obiettivo di mostrare per lo più un’immagine positiva di sé.

Bias informativo

Se davanti ad una decisione da prendere ti è capitato di raccogliere numerose informazioni senza agire minimamente ti sei trovato davanti ad un bias informativo.

Il bias informativo è appunto la convinzione che recuperare più informazioni possibili ci permette di prendere la scelta migliore, ma non sempre funziona così.

Bias del carro della banda musicale

Questo bias indica la tendenza a sviluppare una convinzione, non in base all’effettiva realtà, ma in base al numero di persone che condividono la convinzione stessa.

Il bias del carro della banda musicale è anche chiamato bandwagon bias, termine che indica appunto il carro su cui viaggia la banda durante manifestazioni o parate.

Quali sono le euristiche

In psicologia le euristiche sono regole, viste anche come escamotage o scorciatoie, presenti nella mente di un individuo nel momento in cui vuole prendere una decisione o affrontare una situazione in modo veloce e con uno sforzo minimo. Sono quindi scorciatoie mentali che permettono di costruire un’idea generica su un argomento senza effettuare troppi sforzi cognitivi.

Bias cognitivo: i migliori libri sull’argomento

Ci sono molti libri che esplorano il tema del bias cognitivo, ovvero i modi in cui il nostro cervello tende ad elaborare le informazioni in modo errato o incompleto. Uno dei libri più popolari su questo argomento è “Guida ai bias cognitivi: Ecco come la nostra mente ci frega” di Raffaele Gaito. In questo libro, Gaito spiega in modo semplice le teorie sulla psicologia della decisione e spiega come il nostro cervello elabora le informazioni in modo rapido e intuitivo (il “pensiero veloce”) e in modo lento e razionale (il “pensiero lento”).

Un altro libro notevole sull’argomento è “BIAS COGNITIVI: La Guida Completa. Cambiare Il Modo Di Pensare E Prendere Decisioni Migliori Capendo Come Funziona Il Cervello” di Jason Art. In questo libro, Art presenta 99 errori di pensiero comuni che possono portare a decisioni sbagliate e ci offre suggerimenti su come evitare di cadere in queste trappole mentali.

Altri libri che meritano di essere menzionati sono “Mistakes Were Made (But Not By Me)” di Carol Tavris e Elliot Aronson, che esplora come la nostra tendenza a difendere le nostre convinzioni e il nostro ego può portarci a giustificare decisioni sbagliate, e “Predictably Irrational” di Dan Ariely, che esplora come i nostri pregiudizi e le nostre emozioni influenzano le nostre decisioni.

In generale, i libri sul bias cognitivo possono aiutarci a diventare più consapevoli dei nostri errori di pensiero e ad evitare decisioni sbagliate. Sono letture interessanti ed istruttive per chiunque sia interessato a migliorare la propria capacità di pensiero critico e razionale.

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